Un corridore transgender italiano non riesce a qualificarsi per la finale dei 400 metri alle Paralimpiadi

Un corridore transgender italiano non riesce a qualificarsi per la finale dei 400 metri alle Paralimpiadi

La corridore transgender italiana Valentina Petrillo non è riuscita a raggiungere la finale dei 400 metri T12 femminili per corridori non vedenti dopo essere arrivata terza in semifinale lunedì alle Paralimpiadi di Parigi 2024.

Petrillo, 50 anni, ha registrato il suo miglior tempo di 57,58 secondi nella seconda semifinale, ma è rimasta dietro all’iraniano Hajar Safarzadeh Qahdrigani e alla venezuelana Alejandra Paula Perez Lopez, che si erano qualificate per la finale martedì.

In precedenza, Petrillo ha corso la quarta manche della prima per 58,35 secondi e successivamente si è qualificato per le semifinali.

Quando aveva 14 anni, a Petrillo fu diagnosticata la malattia di Stargardt, una malattia della retina che causa una graduale perdita della vista. Ecco perché Petrillo smise di correre, anche se il suo sogno di gareggiare era stato acceso dalla prestazione dell’atleta italiano Pietro Mena, che gli valse l’oro nei 200 metri alle Olimpiadi del 1980.

L’apparizione di Petrillo è arrivata dopo che la campionessa olimpica algerina di boxe Iman Khalif ha dovuto affrontare un intenso esame a seguito di false affermazioni sul suo genere. La sua storia è diventata una delle storie più importanti dei Giochi estivi.

Petrillo, 50 anni, ha iniziato la sua transizione nel 2019, ma gareggia come atleta paralimpico da quando aveva 41 anni. Ha vinto medaglie di bronzo nei 200 e 400 metri ai Campionati del Mondo 2023, segnando rispettivamente 26.31 e 58.24.

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