Rubrica di Octavio Avendano: I diritti sociali nella nuova costituzione

Rubrica di Octavio Avendano: I diritti sociali nella nuova costituzione

a Ottavio AvedanoDottorato di ricerca in Scienze Politiche, Università di Firenze, Italia. Accademico del Dipartimento di Sociologia dell’Università del Cile

Martedì 19 aprile si è svolta una delle tappe più importanti dall’inizio dei lavori della Convenzione costituzionale. Quel giorno è stato approvato un insieme di diritti sociali, come la libertà di associazione, il diritto alla cura, nonché la consacrazione dell’accesso all’alloggio e alla salute. Si tratta di un progresso sostanziale, rispetto ai contenuti della costituzione del 1980, perché attribuisce il primato ai diritti di proprietà sui diritti fondamentali. Inoltre, con questa approvazione, l’accordo è stato in grado di allinearsi più direttamente alle richieste formulate durante l’epidemia sociale.

Se ciò sarà ottenuto attraverso leggi specifiche, con questi diritti nella nuova costituzione, il Paese farà un salto di qualità in termini di welfare e sicurezza sociale. Ma perché l’approvazione di questi diritti sociali non diventi lettera morta, è necessario muoversi in un’altra direzione. Ovviamente sarà necessario mettere in sicurezza le risorse aumentando il carico fiscale per i privati. La tassa sui più ricchi non basta, per non parlare degli attuali importi delle tasse, se si pensa a programmare nel tempo politiche sociali globali che assicurino una migliore qualità della vita ad ampie fasce della popolazione.

La cosa più importante è avere solidità istituzionale, coerente con la complessità e le sfide di migliori livelli di benessere. Qui la convenzione deve ancora al Paese. Al momento di decidere su un sistema politico, non è stato in grado di definire un disegno istituzionale che garantisse stabilità, governi di maggioranza o mirasse a invertire un deficit di rappresentanza.

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Tutto sembra indicare che rimarrà il consueto sistema presidenziale, che la seconda camera avrà poche funzioni e che aumenterà la disgregazione e la debolezza dei partiti. Pertanto, l’espansione dei diritti non sarebbe altro che una dichiarazione di buona volontà.

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