Firenze (Italia), 25 settembre (IF).- Ogni due mesi, la ristoratrice Eleonora Bucci ha “l’onore” di guardare in faccia da sola la statua del “David” di Michelangelo per pulirgli la polvere dai capelli e dalla pelle. Mi affascina sapere cosa pensa dei turisti”, ha ammesso la giovane storica all’EFE durante una pausa dal lavoro.
Pucci, fiorentina di 39 anni, afferma che mentre è seduta sulla scultura più famosa del mondo riesce perfino a parlargli, a sfogare la sua rabbia, anche se non osa esprimersi a parole. Alla bocca di questo gigante ha un curioso bastone.
“Quello che mi interessa di più è immaginare cosa penserà quando vedrà tutte queste persone riempire il museo, ansiose di farsi un selfie o una foto con lui, di sapere cosa pensa e cosa pensa di tutti noi”, ha ammise, ma non prima di scoppiare in una fragorosa risata.
La giovane è una delle restauratrici ufficiali della Galleria dell’Accademia di Firenze (nord), che comprende questo celebre capolavoro della scultura rinascimentale, e ogni due mesi da dicembre 2018 ottiene un lavoro sicuramente invidiabile.
La restauratrice sale su un’impalcatura portando spazzole e un aspirapolvere sulla schiena per pulire la polvere e altri peli che trova sul “David”, la statua del re biblico scolpita da Michelangelo tra il 1501 e il 1504.
Spiega: “È importante evitare l’accumulo di depositi di polvere o fili che si diffondono nell’aria ed entrano nel museo con abiti da turisti”.
Ma dice che spesso si trovano anche nidi di ragni, soprattutto tra le ciocche dei capelli e altre cavità. “Tra una pulizia e l’altra, questi piccoli ragni trovano rifugio”, dice.
È un compito arduo perché, per circa sei ore, Pucci non solo ha pulito questa statua di marmo alta 5,17 metri e pesa 5.560 kg, ma ha anche fotografato ogni centimetro della sua superficie per seguirne con una lima lo stato di conservazione.
Spiega che il “David” sta “bene”, anche se sul suo corpo si vedono alcune crepe, perché il marmo è di bassa qualità – e Michelangelo non lo ha scelto -, mentre il museo controlla la stabilità delle fragili caviglie della statua.
La restauratrice conferma che ogni volta che si arrampica davanti allo sguardo intenso della statua più famosa del mondo, prova un’emozione unica, ma è sempre la stessa, perché la sua perfezione, le vene delle sue mani, i suoi muscoli e la sua tendini, non smettono mai di stupire.
“Ogni volta mi emoziono moltissimo. Infatti quando mi chiedono com’è andata la prima volta, rispondo sempre che è stata come la seconda, la terza o la quarta volta. Fa sempre una bella impressione e soprattutto grandissima. “Onore. È una grande fortuna fare questo lavoro”, ammette.
Eleonora è fiorentina di nascita e come tale, essendo cresciuta nella monumentale capitale del Rinascimento, porta nelle vene la passione per l’arte.
Studia presso la principale scuola di restauratori di Ponte Vecchio, Opificio Hard Stone, specializzandosi in mosaici, e dopo quattro anni si laurea in storia dell’arte.
Subito dopo iniziò a lavorare e a spostarsi per un intero decennio attraverso l’Italia: passò per Bologna (nord), capoluogo della Sicilia, Palermo (sud), Padova (nord) o Pompei (sud), la città distrutta dall’invasione due mille anni fa. Il Vesuvio infuria.
Poi la vita la portò in Canada fino a trascorrere qualche anno in Italia, dove venne indetto un concorso: “Volevo tornare a Firenze, perché essendo fiorentina, ho vinto e ho potuto scegliere la mostra dell’Accademia. Così ho ho potuto ritornare, con piacere”, ricorda.
Eleonora parla con David alle sue spalle, senza perderlo di vista nemmeno per un attimo. La statua di questo re biblico attende il vostro pennello e l’attenzione dei suoi grandi occhi azzurri per continuare a brillare, nuda come al solito ma nell’isolamento del museo, senza la presenza di milioni di turisti che la molestano ogni anno.
Gonzalo Sanchez
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