Nei giorni scorsi la richiesta della Lombardia di aprire gli invasi ticinesi per consentire il deflusso delle acque nel Lago Maggiore non è stata accolta per mancanza di riserve idriche. Tuttavia, i funzionari locali in Italia e Svizzera sono disposti a collaborare per prevenire crisi future.
Questo contenuto è stato pubblicato il 09 lug 2022 – 09:00
Michelle Novaga
L’immagine iconica della crisi idrica che ha colpito il nord Italia è quella del fiume Po in secca. Il fiume più lungo e importante di tutta la penisola è stato ridotto a uno specchio d’acqua con poca corrente e un fondale come una grande spiaggia sabbiosa; Tanto che puoi passare facilmente da una spiaggia all’altra. Un riflesso di una siccità che non si vedeva da oltre 70 anni che ha messo in ginocchio l’agricoltura di Bassa.
Uno dei motivi principali è la mancanza di pioggia e neve in montagna, oltre alle alte temperature delle ultime settimane. Un concetto che riassume perfettamente il segretario generale della Confederazione Idrografica Po, Meuccio Berselli: “- 70% di neve in inverno, quattro mesi senza pioggia, temperature di 3-4 gradi superiori alla media del periodo, che è già quella del fine mese luglio.
La situazione critica è anche in Ticino
Non è diverso in Ticino, dove i serbatoi vengono riempiti solo per il 25% della capacità, rispetto a un riempimento medio vicino al 70% negli anni precedenti. “Anche noi, come la Lombardia, abbiamo vissuto un inverno senza neve e una primavera secca e poco piovosa. Manca l’acqua a livello del bacino e anche sul terreno che stiamo affrontando. Le precipitazioni di questi giorni non hanno rappresentato la grandezza in termini delle precipitazioni, consentendo solo il raffreddamento dell’aria”, come spiega a tvsvizzera.it Laurent Filippini, responsabile dell’ufficio cicli idrici dell’amministrazione cantonale del Ticino, che consiglia di usare l’acqua con moderazione “perché quando ciò accadrà in futuro, potremo non fare grandi previsioni se non guardare il cielo nella speranza che piova”.
Possiamo imparare da questa crisi
Una situazione difficile, però, ha permesso alle istituzioni italiane e svizzere di avviare un dialogo per cercare di risolvere l’emergenza. Nei giorni scorsi, infatti, la Regione Lombardia ha chiesto aiuto interno al Ticino e alle autorità svizzere Regione dell’Insubrica (Nell’Insubria settentrionale è stata creata una comunità imprenditoriale transfrontaliera.) Una richiesta che non può essere esaudita proprio a causa della mancanza di riserve idriche nei bacini cantonali.
“Come è noto, l’acqua non conosce confini e attraversa i bacini idrografici condivisi da Ticino e Lombardia. Nei giorni scorsi abbiamo messo a punto un sistema di monitoraggio che raccoglie tutti i dati di Lombardia, Piemonte e Ticino per catturare un’istantanea dell’evoluzione della situazione. Abbiamo pensato anche a strategie comuni di medio termine. E alla longevità che possiamo mettere in campo per far fronte a questo problema che, a causa del cambiamento climatico, si è risolto”, spiega Massimo Sertori, membro del Consiglio Lombardo degli Enti Locali, della Montagna e dei Piccoli Comuni e membro del Regione dell’Insubrica. Per ora è stato solo uno scambio di informazioni, ma l’intento era quello di organizzare il problema affrontando insieme le criticità.
Ripresa del dialogo sulla gestione delle acque tra Svizzera e Italia
Ciò che l’assessore auspica, visti i buoni rapporti tra le istituzioni ticinesi e lombarde, è che la vecchia questione dell’altezza del Lago Maggiore, regolata da un accordo tra Italia e Svizzera, possa essere ripresa, e agire di concerto dal regioni. incluso. «Un centimetro del livello del Lago Maggiore equivale a due milioni e mezzo di metri cubi d’acqua. Poter sfruttare altri dieci centimetri significa garantire la stagione irrigua. Tutto questo, ovviamente, a tutela degli interessi dei bagnanti e della navigazione. Ovviamente il trattato che regola queste materie comprende gli Stati, ma abbiamo chiesto, come in Stato di navigazione e giurisdizione territoriale e non la giurisdizione dello Stato. Del resto, anche l’accordo sulla tassazione dei lavoratori frontalieri ha la sua origine in un accordo regionale. Il consigliere conclude che quando le regioni incontrano problemi e li affrontano al di fuori della loro giurisdizione, possono facilitare il lavoro a livello centrale”.
Un tema condiviso anche da Laurent Filippini. “La crisi che stiamo affrontando è un chiaro segnale di ciò che può accadere in futuro e dovrebbe essere un’occasione per riflettere sul fatto che Italia e Svizzera, su questo tema, devono agire in maniera coordinata e non per conto proprio. E che debbano lavorare insieme per trovare soluzioni ponderate.bene e lungimiranti per le nostre terre, non solo quando c’è scarsità d’acqua.Il Lago Maggiore è una riserva d’acqua per tutti, così come può rappresentare una minaccia per i beni e le persone sulle sue sponde”.
Intanto il settore agricolo in questo caso è il più colpito: a rischio il 50% del raccolto della Pianura Padana, con danni all’agricoltura, secondo Coldiretti, già pari a duemila milioni di euro. C’è già chi ha deciso di pregare per invocare la pioggia, come l’arcivescovo di Milano, Mario Delbini, che condivide contadini, allevatori e le loro famiglie in queste settimane di siccità, pregherà in alcune chiese ambrosiane. Diocesi con loro, chiedendo aiuto dal cielo.
Citato dall’italiana Carla Wolff
Conforme agli standard JTI
Mostra di più: SWI swissinfo.ch certificato JTI
“Appassionato di musica. Amante dei social media. Specialista del web. Analista. Organizzatore. Pioniere dei viaggi.”