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Materie prime bio, l’Italia dice sì ai processi estrattivi: il passaggio del gambero alla new economy

Materie prime bio, l’Italia dice sì ai processi estrattivi: il passaggio del gambero alla new economy

La Commissione Europea si è attivata per riavviare il sistema di estrazione della materia prima anche in Italia. Oggigiorno le chiamano critiche perché non ce ne sono molte. L’Europa, che ha anche molto nelle sue viscere, dorme da anniIllusione Non doverlo più estrarre. Un errore eccezionale, perché l’esplorazione – come si è detto – nuoce moltissimo alla natura e le montagne devono restare così come sono. Certamente, ma non ci sarebbero disastri o bombe all’idrogeno da esplorare.

Deluso e confuso

Cosa è successo nel frattempo? Che quando la rivoluzione verde e quella digitale divennero inevitabili e i cinesi, primi al mondo, andarono a scavare per impadronirsi di quelle terre senza le quali saremmo tornati all’età della pietra, aiuto, aiuto, cominciò a suonare l’allarme sul rame, sul cobalto, sul litio, bauxite e manganese. Alla fine, dopo mesi di discussioni, a marzo l’Unione Europea ha raggiunto un accordo consenso Regolamento su materie prime importanti per il futuro delle filiere. Il fatidico anno 2030 è diventato una pietra miliare nel raggiungimento dell’autonomia per almeno il 10% di queste persone nei paesi dell’Unione Europea.

tre Categorie di argomenti Coloro che hanno promosso lo slogan “No all’estrazione mineraria” sono rimasti sbalorditi. Diciamo che siamo delusi e confusi. Quali categorie? Ambientalisti, naturalisti ad ogni costo (orsi, funghi, marmotte) ed economisti temono che si debbano sostenere i costi. Tranquilli, non c’è un’orda barbarica alle porte, la natura deve e sarà difesa con metodi e tecnologie innovative. Si tratta di monitoraggio. In effetti, iniziamo mappando dove si trovano i materiali e dove possono essere estratti senza disastri. Realismo estrattivo, diciamo?

L’UE in sostanza ha detto: è ora di svegliarsi, riduciamo le importazioni dai paesi che possiedono questi materiali e cerchiamo anche di recuperarli dal sistema dell’economia circolare, da strumenti e beni che vengono smaltiti a fine vita. Costi? Verranno valutati caso per caso. Quando non è giusto, nulla verrà a galla. E l’Italia oscilla lungo tutta la linea verde? Le operazioni di estrazione hanno contribuito allo sviluppo del Paese, ricco di piombo, manganese e ferro. furono estratte tonnellate. C’era anche una compagnia statale, la Egham, che si occupava delle operazioni di estrazione, finite male a causa di scandali e manager incompetenti. In Sardegna, Valle d’Aosta, Liguria, Piemonte, i nostri antenati estraevano tutto. Hanno viaggiato per il mondo insegnando come farlo. Oggi abbiamo bisogno di cobalto, e lo abbiamo sull’Appennino, tra Piemonte e Liguria e anche al sud. Dovremmo lasciarlo lì?

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A disposizione 1 milione di euro

Come abbiamo detto, tutte le miniere italiane furono chiuse. L’industria mineraria è ancora soggetta a leggi risalenti agli anni ’20. Stiamo chiudendo le miniere per ridurre l’impatto ambientale, perché a far funzionare l’ultimo modello di smartphone sono stati gli amici cinesi, coreani e asiatici. I siti estrattivi in ​​Sardegna e Toscana sono diventati luoghi di interesse storico. Guarda cosa c’è nel mezzo 34 questioni critiche Classificati per Europa, 15 di essi si trovano nel sottosuolo italiano. Tuttavia è intoccabile per le stravaganze ambientali che ora l’Italia meloniana sta punendo.

Il decreto legge approvato nell’ultimo Consiglio dei ministri alza il velo sul processo industriale che rassicura molti miopi Sir No. Sì, al punto che il ministro delle Imprese. Adolfo Orso Che afferma che “c’è qualcosa di abbastanza strategico all’interno della nostra terra e ora il decreto adegua la legislazione nazionale relativa al settore minerario agli obiettivi e agli standard europei relativi a importanti materie prime”.

Si tratta di un nuovo approccio sistematico all’approvvigionamento strategico delle materie prime. Verranno reintrodotte le norme del 1927 e le aree in cui verranno perquisiti i materiali riceveranno benefici economici. Si è già parlato di tariffa 16 euro per ettaro all’anno, Simile al diritto petrolifero in Basilicata. Musica per le orecchie di sindaci e presidenti di Regione. Le risorse da erogare proverranno dal Fondo Nazionale per il Made in Italy, con una donazione di 1 miliardo di euro. La nuova Commissione Europea prenderà una decisione sul decreto, mentre il governo ha confermato che accelererà anche il processo per l’ottenimento delle licenze commerciali entro un periodo massimo di 18 mesi. Andiamo avanti, forse nei futuri smartphone e tablet ci sarà un po’ di cuore italiano, un po’ di tecnosovranismo, un po’ di edonismo obliquo da parte del presidente del Consiglio e dei suoi amici.

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