L’Unione Europea critica Roma per la concessione delle spiagge – Economia

L’Unione Europea critica Roma per la concessione delle spiagge – Economia

(ANSA) – Bruxelles, di Michele Esposito – Il tempo è scaduto. La Commissione Europea, dopo mesi di attesa, ha consegnato al governo italiano la lettera con parere motivato sulle concessioni balneari formalizzando la fase finale del procedimento d’infrazione per violazione della Direttiva Bolkenstein, il regolamento comunitario sul mercato interno.
Non è stato un passo facile per l’esecutivo europeo, che in quest’ultimo residuo del legislativo europeo si muove solitamente con estrema cautela nei confronti degli Stati membri. Ma quando si tratta di terme, Bruxelles non ha altra scelta. La Roma ha ora due mesi per conformarsi alla decisione della commissione ed evitare così una multa salata.
La Commissione europea ha sottolineato che la lettera “non pregiudica in alcun modo i negoziati” con l’Italia. Ma d’ora in poi i negoziati avranno tempi limitati. Nella giornata contrassegnata dal cerchio rosso per le violazioni italiane, la Commissione ha deciso anche di proseguire il procedimento sui risarcimenti individuali, anche in questo caso con parere motivato. Infine, una terza lettera è stata inviata al governo: riguardante un deferimento alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per il mancato pagamento da parte della Pubblica Amministrazione di pagamenti relativi al settore degli strumenti di investigazione penale.
La lettera sulle località costiere è lunga 31 pagine, cosa abbastanza insolita in questa azione per infrazione, che in realtà è molto più breve. Anche la mancata pubblicazione del testo era insolita. Il documento, infatti, non è compreso nell’aggiornamento Azioni Aperte che viene inviato ogni giovedì a stampa e utenti.
Nella pagina web dedicata è stato caricato solo il titolo del messaggio, ma il suo contenuto non è consultabile. Il portavoce della Commissione si è difeso affermando che non tutte le decisioni prese dall’esecutivo Ue vengono sempre pubblicate. Ha sottolineato che non c’è stato alcun ritardo nell’invio del messaggio: “Il processo sta andando avanti”, come ha affermato. Le trattative per fermarlo, infatti, sono rimaste aperte fino a mercoledì sera. Lo scorso aprile la questione è stata affrontata in un incontro tra Giorgia Meloni e il commissario al Mercato interno Thierry Breton.
Tre giorni dopo, la Corte di Giustizia europea ha respinto il rinnovo automatico dei privilegi, ma nei mesi successivi l’Ue si è limitata ai soli solleciti informali.
Nella lettera Bruxelles racconta il braccio di ferro legale con l’Italia, compresa l’apertura della procedura di infrazione nel dicembre 2020, e mette in dubbio i risultati del tavolo tecnico creato dal governo per mappare le spiagge. Per l’Ue, il calcolo della quota del 33% riferita alle spiagge occupate da concessioni demaniali “non riflette una valutazione qualitativa delle aree in cui i servizi di concessione balneare sono realmente possibili”.
Cioè, nella restante percentuale che il governo può mettere a bando, il tavolo tecnico comprende aree di costa inutilizzabili o per motivi naturali, o perché comprendono porti e strutture industriali, o perché protette. Il vicepremier Matteo Salvini ha risposto: “Siamo pronti a dare risposte immediate”.
Ma sulla mappatura il leader leghista è rimasto fermo: “Solo il 33% ha potenzialità di utilizzo, quindi non si può parlare di una risorsa scarsa”. Il capo della delegazione all’esecutivo, Carlo Fidanza, ha aggiunto che “il governo saprà rispondere tempestivamente e metterà fine allo stato di incertezza”.
Rispetto alla questione termale, la questione dell’individualizzazione ha una storia più breve. Per quanto riguarda la misura introdotta nel marzo 2022, Bruxelles ha inviato una lettera di notifica formale nel febbraio di quest’anno. La risposta dell’Italia è arrivata a giugno, ma non ha soddisfatto la Commissione.
Nel parere motivato, l’Esecutivo europeo conferma che la misura è “discriminatoria” prevedendo che potranno beneficiare del sussidio unico solo coloro che risiedono in Italia da almeno due anni e vivono nello stesso nucleo familiare con i figli. Secondo la testimonianza dell’Inps, infatti, la prestazione individuale è stata erogata tra gennaio e settembre 2023 a 6,3 milioni di famiglie, per un costo di 13,4 miliardi. (Io dimentico).

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