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Roma.- Gli studi cinematografici italiani CineCittá, fondati nel 1937, dove furono girati film leggendari come Quo Vadis e Ben Hur, aprirono le porte a molte nuove produzioni realistiche di registi come De Sicca, Rosellini, Fellini e Visconti. Prima volta davanti al pubblico.
Camminare per le stesse strade che Leonardo DiCaprio ha vissuto in Gangsters in New York e poi rilassarsi nell’Egitto di Cleopatra è possibile grazie alla Rome Dream Factory, come sono conosciuti gli studi cinematografici di CineCittà, che esistono da 74 anni.
Circa tre minuti sono il tempo necessario per lasciare la Broadway ottocentesca e arrivare nell’accogliente terra delle piramidi del I secolo a.C., un viaggio che attraversa più di venti secoli in cui il visitatore incontrerà anche la Roma della serie monolitica del regista americano Bruno Heller .
Non troverete Ciaran Hinds (Giulio Cesare) o James Purefoy (Marco Antonino), ma troverete alcuni dei luoghi in cui fu combattuta la sanguinosa guerra civile tra populisti e conservatori e di cui racconta la narrativa storica, ed è uno dei luoghi più costosi della storia. Dalla televisione.
Ma CineCittá è una città interamente dedicata alla settima arte, quindi, oltre agli impressionanti set di grandi film e serie TV, ha anche altri edifici meno glamour, come i bancomat bancari o un ufficio postale.
Ci sono anche molti padiglioni pieni di “oggetti di scena” e materiali cinematografici, oltre a quelli designati per ospitare la sicurezza della sede. Due di questi edifici, il Palazzo Presidenziale e il Palazzo Fellini, ospiteranno fino al prossimo novembre la mostra “CineCittá se on display”, dove gli amanti del cinema potranno apprendere i rudimenti del mestiere del regista, che non non richiedergli che sia un attore o regista famoso.
Questa mostra è soprattutto molto educativa, poiché durante il suo percorso vengono svelate le diverse fasi che un film deve attraversare prima di essere proiettato sul grande schermo. Entrando nel Padiglione Presidenziale, che segna l’inizio della mostra, il visitatore si imbatte in un’infinità di frasi molto note scritte su sfondo nero: parti della sceneggiatura di alcuni film che furono girati in questi studi, chiamati anche Hollywood Tipper .
Successivamente, puoi visitare due sale dedicate ai costumi di produzione cinematografica, con pezzi ambiti come l’abito da monaco indossato da Sean Connery in Il nome della rosa o alcuni degli abiti provocanti indossati dalla cantante Audrey Hepburn.
La mostra prosegue con un tour tra le opere sconosciute di coloro che si dedicano alla scenografia, ricreando cioè gli ambienti di cui gli spettatori hanno bisogno per credere che la fantasia è realtà.
Non mancano inoltre gli spazi in cui vengono spiegati i compiti di produzione e post-produzione, che precedono l’ultima sala del primo padiglione, nella quale al visitatore viene mostrato il film finito.
Il padiglione Fellini vuole rendere un piccolo omaggio al regista italiano de La Dolce Vita e Satyricon, che ha sempre detto che CineCittá era la sua casa. Inoltre, il padiglione mette a disposizione di tutti informazioni storiche su Hollywood Tiber e dedica una delle sue sale all’esposizione di fotografie di attori, attrici, produttori e registi che hanno permesso all’istituzione di diventare uno degli studi più importanti d’Europa.
Altra grande attrazione di questa mostra è l’ultimo angolo del Padiglione Fellini, dove i cinefili più interessati al passato della settima arte potranno vedere dive come Sophia Loren o Raffaella Cara fare le loro prime esperienze partecipando a piccoli film. Produzioni.
L’iniziativa di aprire gli studi cinematografici al pubblico, secondo gli organizzatori della mostra, ha due obiettivi principali: celebrare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia e il 74° anniversario della nascita di CineCittà, nata il 28 aprile 1937.
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