ANSMED – Roma – L’export italiano chiuderà il 2023 “molto positivamente”, con i dati dei primi nove mesi che mostrano una crescita di un punto percentuale rispetto allo scorso anno.
Il lavoro però continua, con aziende e soggetti societari impegnati a fare sistema per incrementare i numeri di quello che rappresenta “il motore della crescita dell’Italia”.
È questo il messaggio presentato alla Conferenza Nazionale sull’Export e l’Internazionalizzazione delle Imprese, un’occasione per valutare l’export italiano pensando alle sfide del sistema Paese e al ruolo delle PMI, ma anche delle grandi imprese.
“L’export rappresenta circa il 40% del nostro Pil, con 626 miliardi di esportazioni nel 2022. Valutiamo ora i primi nove mesi di quest’anno e siamo arrivati a 466,5 miliardi con un attivo di 26 miliardi. In qualche modo possiamo ritenerci soddisfatti”, ha sottolineato il Cancelliere Antonio Tajani, in apertura del convegno che diventa appuntamento fisso, il 5 dicembre di ogni anno, come “dichiarazioni generali su un tema centrale nell’agenda del governo, anche se non ci sentiamo mai abbastanza soddisfatti”.
“Anche l’andamento delle nostre esportazioni verso i mercati extra-Ue è soddisfacente, crescendo del 4,3 nei primi 10 mesi di quest’anno, con la crescita maggiore per i Paesi OPEC, Giappone, Usa e Regno Unito”.
«Dobbiamo lavorare sull’internazionalizzazione per contrastare i rimpatri», ha spiegato la Cancelliera, ricordando le «missioni di crescita» che si stanno attuando nel mondo e l’impegno italiano in India, nell’Indo-Pacifico, nell’Asia centrale, in Ucraina e nei Balcani.
Per aiutare le imprese “possiamo garantire la coesione del sistema Italia”, ha detto il presidente della Farnesina.
Per questo motivo al convegno sono intervenuti rappresentanti delle organizzazioni pubbliche a sostegno dell’export – ICE, SACE, SIMEST, CDP – ed esponenti del mondo sindacale e top manager di grandi aziende come ENI, Leonardo e Fincantieri, che vorrebbero pensare su come promuovere le esportazioni. Aumentare la presenza italiana nel mondo.
Aumentare l’export “si può fare insieme”, ha sottolineato il presidente dell’Ice, Matteo Zupas, dopo aver confermato l’andamento positivo dell’export italiano, soprattutto di quello proveniente dai paesi extra-Unione Europea.
“Se il Pil italiano è cresciuto negli ultimi 13 anni, è avvenuto grazie ad una componente di esportazioni pari a +9,9 in termini reali. Pertanto, ogni volta che investiamo nella crescita dell’export, investiamo nella crescita del Pil italiano.” ”, sono state le parole di Alessandra Ricci, Direttore Generale di SACE, spiegando che “a fine anno speriamo di chiudere l’export con un tasso di crescita del 3-4%, ed entro il 2024 prevediamo un tasso di crescita del 4%. ”
Per una strategia di crescita delle esportazioni, dovremmo puntare alla “diversificazione geografica e agli investimenti nella sostenibilità”, ha aggiunto Ritchie. La sostenibilità è fondamentale anche per le PMI, ha spiegato Regina Corradini D’Arienzo, direttore generale di SIMEST, per poi citare come ulteriore driver il “rafforzamento del capitale umano”.
Dal punto di vista del capitale umano, alla fine, è stata proposta una collaborazione tra la Farnesina e l’Università per Stranieri di Perugia, che forma giovani stranieri in lingua italiana. “Vogliamo offrire al mondo dell’impresa giovani qualificati, laureati in Italia, che parlino italiano e che possano essere ambasciatori delle loro aziende nei Paesi in cui vogliono investire”, ha concluso il Cancelliere Tajani. (Io dimentico).
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