Giuseppe Conte, l’ex primo ministro italiano licenziato a causa di alcune manovre terminate con il dare ordini a Mario Draghi, è stato convocato all’inizio di marzo per amministrare il ripristino del Movimento 5 Stelle (M5E) e ne è diventato il leader politico di una nuova versione del pezzo unico contro il Partito dell’ordine. Ancora non ha funzionato. L’avvocato è ancora in attesa di una votazione per confermarlo come mentore politico per il M5E, che, secondo il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico de Inca, dovrebbe svolgersi al più tardi all’inizio di giugno.
Tuttavia, non è facile per lui. Il principale grattacapo dell’ex premier è la battaglia con David Casaleggio, figlio di Gianroberto Casaleggio, Guru In The Shadow che ha fondato M5E nel 2009 con il comico Beppe Grillo. Casaleggio Jr. Ora nel consorzio che gestisce la piattaforma Rousseau, il sistema online attraverso il quale il traffico chiede ai registrar di prendere posizione su importanti decisioni formative. Il problema di Conte è che Casaleggio non vuole cedere all’attuale direzione del partito un database di quasi 200.000 partiti iscritti, e chiede 450.000 euro, che includerebbero parte delle tasse che i parlamentari non hanno inserito. Come ha affermato la stampa italiana qualche settimana fa, solo un terzo degli eletti al M5E è in regola con la piattaforma, che deve pagare ogni mese 300 euro di stipendio.
La lotta per il futuro della formazione è nata “contro la classe sociale” ma si sta evolvendo verso
Il tradizionale partito di centrosinistra
Sotto la disputa – che sta spingendo verso una guerra giudiziaria – si nasconde il dibattito sul futuro di un partito che nasce come “anti-settario”, ma negli anni e le esperienze al governo si evolvono verso un partito tradizionale all’interno del centro. – il blocco di sinistra.
Questo è il settore moderato rappresentato da Conte, che comprende anche l’ex leader, Luigi Di Maio, e Grillo. Casaleggio, invece, fa parte di una regione più radicale che incarna le origini del M5E, e non vuole cedere pacificamente il potere accumulato negli anni. C’è chi crede che con questa disputa si gettino le basi per la creazione di un partito alternativo.
La candidatura alle elezioni comunali a Roma intralcia le trattative con il Pd
In mezzo a questo problema, Conte deve affrontare anche le trattative per creare un’alleanza nazionale con il Partito Democratico guidato da Enrico Lita (PD) con l’obiettivo di stare insieme alle prossime elezioni per confrontarsi con i partiti di centrodestra (Liga, Hermanos de Italia e Forza Italia), che, insieme, hanno Tutto per vincere, secondo i sondaggi. Il progresso è stato ostacolato dai preparativi per le elezioni municipali autunnali a Roma, che sono governate dal M5E. Conte ha pubblicamente appoggiato la nomina della sindaca in carica, Virginia Raggi, la cui amministrazione disprezza il Partito rumeno. Il sostegno di Raji ha portato al ritiro dell’attuale governatore Lazio, l’ex segretario generale del PD, Nicolas Zingaretti, visto come una figura capace di unire le due correnti. Da parte sua, Lita sta ora pubblicamente avallando la candidatura dell’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, indicando che per il momento le due parti non si uniranno nella capitale.
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