mercoledì, Settembre 18, 2024

La regina partecipò a un complotto per rovesciare Mussolini

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Era il 27 gennaio 2001 Si spense in Svizzera la vita della regina Maria Giuseppina d’Italia. Fui allora di stanza a Buenos Aires, dove organizzai il corteo funebre per l’anima del sovrano, nella chiesa del Socorro. Era presente, tra gli altri, l’allora ambasciatore italiano presso la Repubblica Argentina, Giovanni Zannuzzi, morto lo scorso anno nella sua amata Argentina. Fu invitata proprio una delle figlie della regina Maria José, la principessa Maria Beatrice di Savoia. “Titi” sposò come famiglia Luis Reyna-Corvalan y Dillon, l’ambasciatore argentino.Si era separato dalla moglie quattro anni prima ed era stato assassinato in Messico nel 1999. Nel 1994 il figlio Raffaello cade da una finestra. Un’altra agonia per il sovrano, che da tempo viveva con la figlia e i nipoti a Cuernavaca, in Messico.

Questi dolori e molti altri furono alleviati dalla regina, circondata dai libri che leggeva avidamente durante il suo esilio svizzero a Merling. Donna colta, interessata alla storia dei Savoia, famiglia del marito, re Umberto II d’Italia, scrisse diverse opere su quella dinastia. Un valoroso guerriero, un principe illuminato”, le biografie di Amedeo VI, VII, VIII di Savoia, o la grande opera “Le Origini di Casa Savoya”.

Preoccupazioni politiche

Nel 2002 è stata pubblicata una miniserie in due parti sulla vita della regina con Barbora Populova. Sottolineò i suoi rapporti con gli intellettuali antifascisti, i suoi colloqui con monsignor Montini, Poi Papa Paolo VI ruppe gli schemi per stipulare una pace separata, la sua opposizione ai nazisti e la caduta della monarchia dopo un referendum nel 1946. Questi interessi politici erano evidenti anche nella sua discreta partecipazione al complotto per rovesciare Mussolini – secondo i rapporti diplomatici britannici.

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Queste e altre misure non piacquero al governo, e lei fu mandata con i suoi figli nel nord Italia, e poi si rifugiò in Svizzera. La sua visione della vita, per così dire, avanzata o moderna ha avuto origine da sua madre. Era la figlia dei re belgi Alberto I e Isabelle. Nata duchessa in Baviera, apparteneva alla stirpe originaria che produsse personaggi eccentrici come il re Ludovico II di Baviera o l’imperatrice Elisabetta (Csi) d’Austria.

La madre di Maria José, come la figlia, era una grande amante della musica e incoraggiò la vita culturale belga, mantenendo amicizie con grandi pensatori e scienziati. La sua comprensione dei sanguinosi regimi comunisti sovietico e cinese lo ha portato a viaggiare in quei paesi Soggetto a una rigida dittatura. María José, che a quanto pare seguì questo esempio, fu più moderata di sua madre e lo assaporava con grande inquietudine intellettuale.

Umberto II aveva due anni, suo padre Vittorio Emanuele III, luogotenente generale del Regno d’Italia. Nel 1946 salì al trono per un brevissimo regno durato il maggio di quell’anno: Era conosciuto come “il Re di Maggio”. Naturalmente Maria José, donna intelligente e sensibile, aveva previsto questo risultato e non si è sorpresa dell’esito del suddetto sondaggio, anche se diverse voci hanno ritenuto che si trattasse di un voto truccato. Tra loro c’era Franco Malnati, avvocato e senatore del regno, autore del libro “La Grande frode”. Come l’Italia fu fata repubblica”, mi parlò a lungo tanti anni fa nella sua casa di Bergamo.

Una donna dal carattere forte

Qualche mese fa ho fatto un piacevole viaggio in Sicilia – Catania e Siracusa – con la principessa Maria Pia di Savoia, figlia della regina Maria Giuseppe. Ancora una volta, questa combinazione di visione della vita, pensiero avanzato e amore per la tradizione, con un tocco di umorismo, emerge in questa principessa, a cui piace scrivere come sua madre. Mi ha regalato il suo ultimo libro «Album di Famiglia. I Savoia e le Case Reali di Francia”, dove ripercorre i molteplici legami tra le due famiglie reali. Sia Maria Jose che Maria Pia condividono un carattere forte.

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In esilio, la regina si separò dal marito, che visse in Portogallo e si stabilì in Svizzera. Poco prima della morte di Umberto II nel 1983, il parlamento italiano ne autorizzò il ritorno, ma quell’uomo forte si rifiutò di tornare in Italia. Articolo XIII provvisorio della Costituzione era ancora in pratica, impedendo agli uomini delle loro famiglie di ritornare.

Questa regola ingiusta è stata abrogata nel 2002. Nel dicembre di quell’anno il principe Vittorio Emanuele, figlio dell’ultimo monarca d’Italia, poté ritornare nel suo paese. Rani non era felice di vederlo da terra.

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