Ansamed – Il primo semestre del 2023 è stato amaro, o quasi, per la birra, che a metà anno registra dati negativi, con un rischio per l’occupazione e per il valore aggiunto che la sua filiera porta in Italia.
Ciò avviene dopo uno studio condotto dall’Osservatorio Pera su una filiera da 10 miliardi di euro che impiega più di 100mila persone e «dopo l’anno della speranza 2021 e la ripresa del 2022».
I dati del settimo rapporto “La creazione di valore condiviso nel settore birrario in Italia” redatto da Althesys evidenziano che nel primo semestre del 2023 la birra, per la prima volta dopo due anni, ha registrato una diminuzione del valore condiviso pari a circa il -3%, pari a circa 120 milioni di euro, un risultato economico che rischia di incidere su una filiera che dà lavoro a 103.000 famiglie e versa allo Stato oltre 4 miliardi di euro di contributi fiscali.
Dal 1° gennaio 2024 è previsto un aumento delle accise sulla birra.
La congiuntura economica e la crisi del settore (che non ha mai smesso di investire, con 250 milioni di euro negli ultimi quattro anni), intrappolato tra l’aumento dei costi di produzione e la diminuzione del potere d’acquisto degli italiani, mette almeno entrambi – secondo all’Osservatorio Birra – l’intera filiera (agricoltura) esposta (lavorazione, produzione, logistica, trasporti, grande distribuzione e ristorazione) sono sotto pressione a causa della possibile scomparsa di un settore strategico dell’agroalimentare italiano.
Secondo il rapporto, anche per il 2022, nonostante i 12 mesi positivi, l’allarme suona con costi di produzione in aumento (per i birrifici in un anno +50% del rapporto tra costi di materia prima ed energia sul valore della produzione) e +9,9% delle importazioni di birra rispetto ai valori dell’anno precedente, il che significa che “nel settore locale stava accadendo qualcosa di negativo”.
Infine, l’analisi indica che la birra non solo porta ricchezza a chi la produce, ma conferma anche che solo l’1,3% del valore complessivo di 10,3 miliardi di dollari viene “trattenuto” dai birrifici, mentre il resto viene distribuito tra i lavoratori.
Bear ha inoltre contribuito – come conclude lo studio – all’erario dello Stato con un contributo equivalente a 4 miliardi e 278,8 milioni di euro tra imposta sul valore aggiunto, imposte e contributi sul reddito e sul lavoro, e ha distribuito 2,8 miliardi di euro sotto forma di stipendi, che ha offerto opportunità di lavoro a più di 100.000 famiglie. .
(Io dimentico).
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