I finali, che definiscono la nostra vita a intervalli più o meno regolari, e che sono ancora indelebili nella memoria, determinano anche e soprattutto il modo in cui cresciamo e quindi essere: la nostra formazione, il nostro cambiamento, l’eliminazione del positivo o del negativo. della nostra personalità, a seconda della sostanza umana preesistente con cui hanno a che fare. La fine della mia prima vita è stata molto popolare allo Stadio Azteca di Città del Messico. Era il 21 giugno 1970. L’Italia affrontava Riva, Ponsingna, Mazola Rivera, Brasile, Pelé, Giresun, Tostao, Jairzinho e Carlos Alberto. Italia – Inghilterra, Mancini: “Divertiamoci ancora”, Mattarella ha invitato gli Azzurri al Quirinale. Avevo 11 anni e avevo aspettative enormi, ingenue e schiette. Il Brasile è passato in vantaggio al diciannovesimo minuto e senza dolore, cercando di distrarmi, sono andato in cucina e ho preso uno strano dispositivo…
i finali che caratterizzano la nostra vita ad intervalli abbastanza regolari, e che incancellabile Nella memoria tracciano anche, e soprattutto, il nostro modo di crescere e quindi di esistere: la nostra formazione, il nostro cambiamento, il far emergere il positivo o il negativo della nostra personalità, a seconda della sostanza umana preesistente che trovano. Il primo finale della mia vita è stato molto popolare da allora Stadio Azteca di Città del Messico. Era il 21 giugno 1970. Riva ItaliaPonninha e la staffetta di Mazola Rivera hanno affrontato Pelé, Gerson, Tostao, Jairzinho e Carlos Alberto.
Italia-Inghilterra, Mancini: “Divertiamoci ancora”
Invita Mattarella a Los Azzurri al Quirinale
Aveva undici anni e aveva grandi aspettative: ingenua e schietta. Brasile Diciannove minuti dopo prese il viale dolorante, e nel tentativo di distrarmi andai in cucina e presi un gadget che avevamo appena comprato, che serviva per fare i dolci in casa. Lo sento quando Yo Dairy Poncena. In quel momento si è colta la più classica malattia mentale dei tifosi: la superstizione. Sono andato a fare i dolci Nell’illusione che qualche dei potessero difendere la nostra causa in campo azteco, i brasiliani invece sono avanzati parecchio nel nostro campo. su di lui 4-1 per loro, Sei minuti dopo la fine, il nostro allenatore Ferruccio Valcarigi manda in campo Rivera. A casa mia, nessuno tranne me guardava una partita di calcio, e mio fratello, che aveva incarnato la classica forma di tifoso finale estemporaneo, mi chiese: “Ma questo Rivera è forte?”, apparentemente credeva che una persona “forte” potesse, entro sei minuti, ribaltare la situazione. Andavo a letto con un’idea, ma forse sarebbe meglio dire con il dubbio, con il dubbio, che non mi avrebbe più lasciato: cioè, se qualcosa poteva finire bene o male, finisce male. Dopo qualche anno l’ho scoperto legge di Murphy: “Se qualcosa va storto, lo farà.”
I tre colori sfidano il corso delle bandiere inglesi
Epidemie ed epidemie sul grande schermo
Una convinzione che è stata quasi certamente confermata solo due anni dopo, quando ho sperimentato il mio secondo anello, Ajax-Inter, Coppa dei Campioni. L’ho visto in tv con un’altra franca delusione: sperava, avendo perso la prima finale, di ottenere una sorta di compenso vincendo la seconda. La partita è finita 2-0 per gli olandesi e di quella partita ho un solo ricordo nitido: l’immagine dell’unica volta che l’Inter, invano, ha attraversato il centro del campo.
La vita mi presenterà poi un’altra lunga serie di delusioni. Finale della Coppa del Mondo 1994 Hanno perso ai rigori contro il Brasile e ho passato la notte a spiegare al mio primo figlio, sei anni, che l’importante era giocare e poi la finale. Campionato Europeo 2000, con il seggiolino azzurro pronto a scendere in campo per festeggiare la vittoria quando il match è arrivato in Francia; E subito dopo gol d’oro, il che è così assurdo che è durato solo nello spazio di quel torneo. poi Finali di Coppa UEFA Hanno perso in casa ai rigori e hanno perso gli scudetti l’ultima giornata, e Finale di Wimbledon 1980 Tra l’artista McEnroe e la paletta del mixer quella era una torre. “Se qualcosa va storto, lo farà.”
Le sconfitte insegnano più delle vittorieSoprattutto se colpisci un personaggio che tende davvero a provare una dolce tristezza. E finiscono per vincere le finali che hanno vinto, perché siamo onesti, anche noi abbiamo vinto le finali, molte. quando Nel 1982 l’Italia sconfisse la Germania. E sono diventato il campione del mondo, alla fine del Mondiale che non avevo mai visto, ho appeso un calendario nella mia stanza con la data, 11 luglio 1982, per riferimento futuro, e mi ha sempre ricordato che in effetti anche L’impossibile può succedereAnche i sogni più audaci. Ma il dubbio resta. Il 22 maggio 2010 mi hanno mandato a Santiago Bernabeu Quando l’Inter vinse la Champions League contro il Bayern Monaco. Dopo la partita, un giornalista televisivo francese cercava un italiano che parlasse un po’ della sua lingua per un’intervista. Mi ha chiesto come mi sentivo. “stupore” “Ero convinto che sarei morto senza vedere l’Inter vincere la Champions”, ho risposto. Risi all’idea che stesse scherzando. Ma era molto serio.
Queste sono le finali dopotutto insegnanti di vita, un piccolo segno di quegli altri desideri e di quell’altra, molto più profonda, oscurità che ci portiamo dentro.
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