Il Ministero dell’Economia italiano ha annunciato lunedì la vendita per 920 milioni di euro del 64% della più antica banca del mondo, Monte dei Bassi di Siena (MBS), con il 25% dei suoi mercati di capitali.
Costretto a uscire dal capitale di MPS per soddisfare i requisiti della Commissione Europea, il governo ha scelto di vendere parte della sua partecipazione agli investitori dopo non essere riuscito a trovare un acquirente per la società.
L’operazione, del valore di oltre 1 miliardo di dollari, segna l’inizio di una serie di privatizzazioni in cui il governo italiano vuole ricevere 20 miliardi di euro (quasi 22 miliardi di dollari) da qui al 2026, una mossa considerata molto ambiziosa dagli analisti.
Il Ministero ha avviato un portafoglio ordini con procedura accelerata attraverso un pool di banche e ha collocato quasi 315 milioni di azioni Mps “tra investitori istituzionali in Italia e all’estero”.
“A causa della richiesta di oltre cinque volte l’importo iniziale, l’offerta è stata aumentata al 20-25% del capitale sociale di MPS”, aggiunge il portafoglio.
“Il prezzo per azione è di 2,92 euro per circa 920 milioni di euro, che rappresenta uno sconto del 4,9% rispetto al valore di chiusura delle obbligazioni in Borsa lunedì (3.072 euro)”, ha spiegato il ministero.
“Al termine dell’operazione, la partecipazione del Ministero in Mps sarà pari al 39,23% dal 64,23% del capitale sociale”, ha spiegato.
Sull’orlo della bancarotta, MPS ha dovuto essere salvata con 5,4 miliardi di euro nel 2017 dallo Stato italiano, che ne è diventato il principale azionista.
La società non è riuscita ad attirare acquirenti dopo che le trattative per venderla a una seconda banca italiana, UniCredit, nell’ottobre 2021, sono fallite.
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