Ieri il tribunale vaticano ha compiuto un passo storico ordinando il processo a un cardinale per un grave scandalo economico che ha scosso le più alte istituzioni della Santa Sede. Il cardinale italiano Angelo Piccio sarà processato insieme ad altre nove persone per vari reati legati alla devastante vendita di un palazzo di lusso a Londra, che ha lasciato un enorme prigioniero nei sotterranei della Santa Sede.
Il costo dell’immobile è di 320 milioni di euro – il suo valore di mercato è ben al di sotto di tale prezzo – con un iter attraverso il quale i broker hanno prelevato le commissioni del milionario.
L’operazione di Londra è stata devastante e ha beneficiato, tra l’altro, della “Lady Cardinal”
Il cardinale Picchio, 73 anni, sardo, è stato estromesso da papa Francesco lo scorso anno, causandogli le dimissioni da prefetto – ministro vaticano – della Congregazione delle Cause dei Santi, una delle più alte cariche della Curia romana, nonché il ritiro i poteri del cardinale. Ciò significa che mantiene la posizione ma non potrà entrare nella Cappella Sistina in caso di incontro segreto.
Pique sarà processato per appropriazione indebita, abuso d’ufficio e corruzione, diventando la persona di più alto grado in Vaticano ad essere processata per un crimine finanziario. Becciu è anche il primo cardinale ad essere processato nella corte vaticana, indicano fonti interne, dopo l’approvazione del papa, secondo il diritto ecclesiastico. Arriva l’approvazione del Papa alla sua volontà di sradicare la corruzione nella Santa Sede, anche se l’inevitabile bufera mediatica avrà evidenti ripercussioni sul prestigio dell’istituzione.
Sono vittima di un piano per farmi del male”.
Il processo, che inizierà il 27 luglio, fa seguito a un’indagine durata due anni pubblicata nell’ottobre 2019 quando la polizia vaticana ha fatto irruzione negli uffici della Segreteria di Stato – cuore amministrativo della Chiesa cattolica – e negli uffici di informazione finanziaria. Autorità della Santa Sede (AIF). Tutto ruota attorno a come la Segreteria di Stato gestisce i suoi beni, molti dei quali sono finanziati dall’Obolo de San Pedro, l’ente vaticano che raccoglie le donazioni dei fedeli che in teoria dovrebbero andare ai più svantaggiati. Lo scandalo portò Francisco a ordinare che l’amministrazione delle finanze della Segreteria di Stato fosse sotto il controllo del Ministero dell’Economia, nominando un gesuita spagnolo per sistemare i conti, e anche a rifiutare le collezioni dell’Obolo di San Pietro.
Il Cardinale, che lo era, ha dichiarato: “Sono vittima di un complotto per farmi del male, ed è da tempo che aspetto di conoscere le possibili accuse contro di me, di poterle smentire e mostrare al mondo la mia assoluta innocenza.” Numero due in Segreteria di Stato nell’effettuare l’operazione, in un comunicato. Pescio sostiene che mesi fa “si è inventato tutto” su di lui, è stato oggetto di uno stalking mediatico senza precedenti che ha subito “in silenzio” per rispetto della Chiesa. “La corte potrà scoprire l’assoluta falsità delle accuse contro di me e gli schemi oscuri che a quanto pare le hanno sostenute e alimentate”, ha aggiunto.
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Oltre al cardinale, il tribunale vaticano ha ordinato il processo agli ex capi dell’unità di intelligence finanziaria della Santa Sede, nonché a due broker italiani coinvolti in questa operazione immobiliare nella lussuosa Sloane Street della capitale britannica. Sono Gianlogi Torzi e Rafael Mencioni, accusati di peculato, truffa e riciclaggio.
I giudici vaticani sono giunti alla conclusione che la Segreteria di Stato avrebbe potuto investire i fondi ricevuti per cause caritative, come quelle di San Pietro, in “un’attività finanziaria molto rischiosa e, quindi, con uno scopo del tutto incompatibile con quello della ‘ donatori’, che credevano di fornire questi fondi per sostenere le opere.” Religiosi e filantropici di Papa Francesco.
Un’altra sarda, Cecilia Marugna, la presunta esperta di geopolitica, conosciuta in Italia come Nostra Signora Cardinale Per essere la figliastra di Becciu. Marujna, 40 anni, ha ricevuto più di mezzo milione di euro dal ministro degli Esteri tra il 2018 e il 2019. L’imputata sostiene che questi soldi – dati alla sua azienda in Slovenia – servissero a pagare un riscatto ai missionari rapiti in Africa, ma l’accusa ritiene che un gran parte di questa somma è stata destinata all’uso del suo “beneficio personale”, compreso l’acquisto di articoli di lusso come borse o scarpe di marca
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