Campioni della Blue Economy e dello Spazio al Villaggio Italia di Tokyo

Campioni della Blue Economy e dello Spazio al Villaggio Italia di Tokyo

La mostra internazionale itinerante Villaggio Italia, che accompagna la nave Amerigo Vespucci nelle principali tappe del suo giro del mondo, ha ospitato oggi un doppio convegno su “Blue Economy e Spazio”, che ha presentato un quadro dell’importanza strategica dei domini marittimi e spaziali. Delle sue prospettive in materia di sicurezza e sviluppo economico, e delle eccellenze che l’Italia esprime in questi ambiti attraverso le sue forze armate, le sue istituzioni accademiche e di ricerca e le sue imprese. La doppia conferenza, ospitata dalla Marina Militare e dall’Aeronautica Militare, ha visto la partecipazione di una serie di relatori d’eccezione: i Team Admirals Giuseppe Perotti BergottoCapo di Stato Maggiore della Marina; il Generale dell’Aeronautica Francisco Festito, responsabile della Direzione per l’Impiego del Personale Militare; Ammiraglio della squadra Antonio NataleComandante delle Scuole Navali. Augusto ReggianiSenior Advisor del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MEMT); Amedeo TiteDirettore del Dipartimento di Politica Aziendale di Memet; Contrammiraglio Chris Kavanaughdel 7° Gruppo Sottomarini della Marina statunitense; Michele WangDalla Sasakawa Peace Foundation; Andrea TommasoVice Presidente Affari Societari della Difesa di Fincantieri; E Bei vestitiRappresentante della Dias.

Campioni del dibattito sull’economia spaziale, il Gen Roberto VettoriUfficiale e astronauta dell’aeronautica militare; Massimo Claudio CompariniDirettore Generale di Thales Alenia Space Italia; Koji YamanakaDirettore del Centro di esplorazione spaziale dell’Agenzia aerospaziale giapponese JAXA; E Barbara NegriResponsabile dei voli umani e degli esperimenti scientifici presso l’Agenzia Spaziale Italiana. Il convegno è stato concluso dal Vice Ministro delle Imprese e dell’Industria, Valentino Valentini, che ha evidenziato la circolarità che unisce oceani e spazio, nonché le sfide tecnologiche e scientifiche che devono essere superate per rendere possibili l’esplorazione e lo sfruttamento in nome della. Di sostenibilità. .

Con circa 8.300 chilometri di coste, l’Italia punta da sempre sull’esplorazione marina. Questa volontà di oltrepassare i propri confini l’ha portata, esattamente sessant’anni fa, a diventare il terzo Paese a lanciare un satellite in orbita, dopo l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti. Lo sviluppo delle capacità scientifiche, tecnologiche e operative specificamente nei settori marittimo e spaziale è stato al centro della discussione odierna a Tokyo. La “blue economy”, che si concentra sull’uso sostenibile delle risorse oceaniche per raggiungere la crescita economica, svolge un ruolo cruciale nella stabilità internazionale. Promuovendo la pesca sostenibile, il commercio marittimo, le energie rinnovabili e il turismo consapevole, si promuove lo sviluppo economico preservando gli ecosistemi marini.

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La cooperazione internazionale nella “Blue Economy” mira a garantire la sicurezza marittima, mitigare gli effetti del cambiamento climatico e ridurre i conflitti legati alle risorse. Oggi la “space economy” costituisce uno dei settori più rilevanti di cooperazione e competizione internazionale, con l’ingresso di nuovi soggetti privati ​​sempre più attivamente coinvolti nello sviluppo di infrastrutture, servizi e capacità finalizzati all’esplorazione spaziale, portando alla creazione di una presenza sulla Luna e nello sfruttamento delle risorse dei corpi celesti. Nel corso del convegno, grande importanza è stata data alla valorizzazione delle iniziative di cooperazione civile-militare e delle alleanze tra pubblico e privato nel settore spaziale, con l’obiettivo di garantire benefici tangibili sia in termini di sviluppo e rafforzamento delle capacità operative e di difesa, sia in termini di sviluppo e rafforzamento delle capacità operative e di difesa. quanto in termini di sviluppo sociale. Ritorni scientifici, economici e industriali.

Il Tenente Ammiraglio Generale Giuseppe Perotti Bergotto, Capo di Stato Maggiore della Marina, ha sottolineato la crescente importanza dell’economia blu del nostro Paese: dalle attività marine e costiere alle industrie emergenti come la biotecnologia marina e il settore minerario di acque profonde. L’Ammiraglio ha sottolineato che il dominio marittimo è un dominio strategico con implicazioni politiche, di sicurezza e di difesa: gli oceani occupano il 70% del pianeta e sono essenziali per l’approvvigionamento idrico e alimentare del genere umano. Il 90% del traffico commerciale attraversa gli oceani e il 99% del traffico dati attraversa le dorsali oceaniche. I fondali marini rappresentano a tutti gli effetti una nuova frontiera inesplorata: “Occupano un’area dieci volte più grande dell’Africa e di essa oltre il 10% è inesplorato. Solo l’80% è ben mappato”, ha spiegato Bergotto sul fondo del mare già dipendono da esso strutture strategiche come oleodotti e gasdotti e due milioni di chilometri di cavi per la trasmissione dei dati.

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Augusto Reggiani, consigliere principale del Ministero italiano dell’Economia e dell’Industria (MEMT), ha sottolineato che l’Italia è una grande portaerei destinata a essere presente nel Mediterraneo ed è per questo che il governo ha dato priorità al mare nella sua agenda. L’economia marittima apporta 150 miliardi di euro di valore aggiunto all’economia dell’Italia, un Paese che ha coste che si estendono per oltre 7.000 chilometri. Sono numeri fondamentali per lo sviluppo economico, ha spiegato Reggiani, evidenziando anche il rapporto sempre più importante tra tecnologie ed economia blu: l’Italia ha eccellenze nella cantieristica navale, ma anche nella robotica subacquea e nelle energie rinnovabili marine. I nuovi temi sono l’estrazione sottomarina compatibile con la tutela dell’ambiente e la transizione verso una propulsione marittima pulita, al centro dell’intervento di Andrea Tomao, Vice Presidente Affari Societari della Difesa di Fincantieri.

Per quanto riguarda l’“economia spaziale”, Amedeo Titi, direttore del dipartimento di politica aziendale del Memet, ha osservato che l’Italia ha investito 7,3 miliardi di euro fino al 2016. I progressi nell’industria spaziale italiana spaventano anche la Francia, ha detto il funzionario citando un recente articolo. Sul quotidiano “La Tribune” si teme che l’Italia superi la Francia come primo Paese europeo nel settore della “space economy”. Il governo del presidente del Consiglio Giorgia Meloni crede nella leadership dell’Italia in questo settore, ha detto Tite, aggiungendo che le iniziative dell’Esecutivo non riguardano solo la produzione, ma anche la tecnologia e la ricerca, ad esempio attraverso la creazione della prima Fondazione Ai4Industry a Torino.

Titi ha fatto riferimento al nuovo disegno di legge spaziale, approvato dal Consiglio dei ministri e molto atteso dal settore, e la cui approvazione da parte del Parlamento potrebbe arrivare alla fine del 2024. La legge regola molti aspetti, come le attività spaziali dal territorio italiano e il registro. Per gli oggetti lanciati dall’Italia nello spazio. Il nucleo del disegno di legge è un piano nazionale per la “space economy”, con un piano quinquennale che definisce priorità e risorse. Inoltre è previsto un fondo pluriennale per lo sviluppo del settore, di nuovi prodotti e servizi. Questo fondo pubblico ha una dotazione iniziale di 300 milioni di euro e fungerà da moltiplicatore economico, attirando sempre più risorse private, ha spiegato Tite. Il disegno di legge dà importanza anche alle startup e ai nuovi player. Titi ha concluso il suo intervento sottolineando il ruolo centrale delle aziende private nel settore della space economy italiana: Ad oggi sono 300 le PMI e startup certificate nel settore spaziale in Italia, e il 35 per cento del settore spaziale è legato a progetti privati ​​in molteplici settori, dall’agricoltura, alla trasmissione dati tramite… Satelliti, pulizia dei detriti spaziali, produzione e lancio di satelliti. La “space economy” rappresenta quindi per l’Italia una straordinaria opportunità, con enormi potenzialità ancora da sfruttare.

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