Il premier uscente conferma che non intende ripetere la sua posizione, anche se una parziale vittoria della destra gli aprirà le porte per continuare.
“No”. Questa è stata la risposta secca e diretta data da Mario Draghi la scorsa settimana quando gli è stato chiesto in conferenza stampa se avrebbe aperto per un secondo mandato come primo ministro italiano. L’ex presidente della Banca centrale europea (BCE), che ha rilevato il Paese nel febbraio 2021 quando era sostenuto da una coalizione molto ampia di partiti, dalla sinistra radicale all’estrema destra, credeva che sarebbe rimasto al potere fino al primo trimestre del prossimo anno. Era il momento in cui la legislatura giungeva alla sua normale legislatura, ma lo scorso luglio è diventata un’altra vittima dell’eterna instabilità politica italiana: ha poi dovuto rassegnare le dimissioni quando la coalizione che lo aveva sostenuto è esplosa al suo ritiro. Movimento 5 stelle, La Liga e Forza Italia.
A soli 75 anni Draghi non sembra pronto a farsi carico di un nuovo governo artistico. Sarebbe uno scenario inverosimile se la coalizione di destra guidata da Giorgia Meloni, candidata a Fratelli d’Italia (FdI, Fratelli d’Italia), tra cui La Liga e Forza Italia.
Se la vittoria dei conservatori non è schiacciante e apre possibilità di nuovi accordi tra le parti, la figura dell’ex capo della Banca centrale europea tornerà a salire sul palco a garanzia di stabilità e coesione tra le diverse politiche forze. Si presenterebbe anche come una figura rispettata, generando rassicurazioni esterne in tempo di guerra, sia per gli investitori internazionali che per i partner europei e della NATO.
sedia
Nonostante il protagonista respinga con veemenza questa possibilità, il governo di un “duplicato Draghi” non può essere del tutto escluso. Inoltre il suo nome rimarrà sempre nelle congregazioni come candidato a succedere al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, quando scade il suo secondo mandato nel 2029, se non avesse deciso prima di dimettersi, come fece il suo predecessore Giorgio Napolitano . Sarà il culmine del “nonno al servizio delle istituzioni”, come si definiva lui stesso, che un anno e mezzo fa i politici hanno bussato alle loro porte per rilanciare la campagna di vaccinazione contro il Covid-19 e sfruttare gli afidi. L’Europa dopo la pandemia.
Nel giro di pochi mesi, Draghi e il suo team sono stati in grado di lanciare un ambizioso piano di riforma, chiamato Piano nazionale per la ripresa e la resilienza, che prevede di ricevere 191,5 miliardi di euro entro il 2026, erogati principalmente da Bruxelles come crediti e sussidi, e che ora spetterà al suo successore completarlo.
Il problema di Draghi è che, pur dovendo puntare sul rilancio dell’economia, ha reagito alla guerra in Ucraina con una presa di posizione estrema a favore degli Stati Uniti, a fronte di una maggiore autonomia dagli altri Paesi che ci circondano. “Questo lo ha tolto dalla sua agenda”, ha detto Michel Prospero, professore di scienze politiche all’Università La Sapienza di Roma, che ha invece elogiato la “gestione seria” dimostrata dall’ex presidente della Bce: distribuzione rigorosa degli aiuti europei e combattere efficacemente l’epidemia .
“Appassionato di musica. Amante dei social media. Specialista del web. Analista. Organizzatore. Pioniere dei viaggi.”