Il vaiolo è stato debellato, la poliomielite è stata debellata, il morbillo mortale è stato fermato e le disabilità causate da malattie infettive sono diminuite drasticamente: negli ultimi 50 anni i vaccini hanno salvato almeno 154 milioni di bambini in tutto il mondo.
La sola vaccinazione contro il morbillo ha salvato più di 92 milioni di vite. Per ogni vita salvata dai vaccini sono stati guadagnati in media 66 anni di piena salute, per un totale di 10,2 miliardi di anni di vita sana in cinque decenni. È il risultato di uno studio coordinato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e alcuni di questi dati sono stati pubblicati su Lancet in occasione della Settimana Mondiale dell’Immunizzazione che segna anche il 50° anniversario del Programma Esteso di Immunizzazione (EPI), riconoscendo gli sforzi collettivi per salvare vite umane e invitare i paesi a investire di più nei programmi nazionali di vaccinazione per proteggere le generazioni future.
Il solo vaccino contro il morbillo è riuscito a salvare la vita del 60% degli oltre 100 milioni di bambini sopravvissuti grazie alle vaccinazioni. Ma i casi, soprattutto quelli di morbillo, sono di nuovo in aumento.
L’aumento ha “numeri allarmanti”, come nei casi di pertosse (o pertosse), motivo per cui la Società italiana di medicina generale e cure primarie (SIMG) ha lanciato un appello a “raccomandare fortemente i relativi vaccini non solo per i bambini, ma anche per coloro che sono in programma». Nel programma vaccinale, ma anche per gli adulti che non sono coperti o che necessitano di una dose di richiamo. E aggiunge che il vaccino di richiamo contro il morbillo «è destinato agli operatori sanitari, ai pazienti vulnerabili e alle donne stanno pianificando una gravidanza”, ha sottolineato il presidente della SIMG, Alessandro Rossi, in occasione della Settimana europea dell’immunizzazione.
Anche gli adulti in Italia – e nell’Unione Europea – devono ricevere ogni tre anni una dose di richiamo del vaccino trivalente contro difterite, tetano e pertosse. Questo appello deriva dal crescente numero di casi di morbillo, che negli ultimi due anni si sono moltiplicati per 60 casi nel blocco e che solo l’anno scorso ammontavano a 5.770 casi, secondo i dati del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. Anche l’anno scorso i casi di pertosse sono aumentati di dieci volte.
Anche i dati dell’Istituto Superiore di Sanità italiano indicano che in tutte le fasce d’età si registra un aumento dei contagi e una diminuzione delle vaccinazioni. Di conseguenza, nota la SIMG, “questa infezione può diffondersi, lasciando vulnerabili le persone vulnerabili in un contesto in cui l’immunità comunitaria, garantita da una copertura vaccinale diffusa, non è raggiunta”.
In Italia, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, dal 1 gennaio al 31 marzo 2024 sono stati segnalati 213 casi di morbillo (34 a gennaio, 93 a febbraio, 86 a marzo), l’88% dei quali in persone non vaccinate; Cinquantasei casi (26,3%) hanno riportato almeno una complicanza, inclusi 23 casi di polmonite e 1 caso di encefalite.
Lo studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità mostra che la vaccinazione è il principale contributo tra tutti gli interventi sanitari volti a garantire che i bambini raggiungano il primo anno di vita (salvando 102 milioni di neonati in 50 anni) e continuino a vivere una vita sana fino all’età adulta.
Tra i vaccini studiati, quello contro il morbillo ha avuto il maggiore impatto sulla riduzione della mortalità infantile, salvando il 60% di tutte le vite. È probabile che questo vaccino rimanga il principale contributo alla prevenzione delle morti in futuro. Più in generale, nell’ultimo mezzo secolo, sono stati resi disponibili vaccini contro 14 malattie (difterite, Haemophilus influenzae di tipo b, epatite B, encefalite giapponese, morbillo, meningite A, pertosse, malattia pneumococcica invasiva, poliomielite, virus Ruta, rosolia, tetano, tubercolosi e febbre gialla). Ha contribuito direttamente a ridurre la mortalità infantile del 40% in tutto il mondo e di oltre il 50% nella regione africana.
Infatti, molte disabilità post-infezione sono state evitate: grazie alla vaccinazione antipolio, più di 20 milioni di persone sarebbero altrimenti rimaste paralizzate. È quindi necessario accelerare gli sforzi per raggiungere i 67 milioni di bambini che non hanno ricevuto uno o più vaccini durante gli anni della pandemia, conclude l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
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