L’Italia diventa una fortezza finanziaria per i calciatori

L’Italia diventa una fortezza finanziaria per i calciatori

Giovedì il Senato italiano ha approvato il “Decreto Crescita”, che cercherà di fermare la fuga dei cervelli e di rendere il Paese una zona favorevole agli investitori. Anche per gli atleti d’élite, soprattutto calciatori, che troveranno solidità finanziaria in Italia a partire dal 2020 (data di entrata in vigore).

Il testo, approvato dalla Camera dei Deputati pochi giorni fa, ha già ricevuto la sua definitiva validità e costituisce una notizia positiva per la Lega italiana, che tra pochi mesi si rafforzerà per attrarre nuovi calciatori grazie alla riduzione dal 50 al 30% dei suoi ricavi. Base imponibile per i calciatori stranieri che stabiliscono la residenza in Italia.

La percentuale potrebbe essere inferiore, al 10%, nelle regioni meridionali del Paese. In questo senso il Napoli, una delle squadre che tenta di estromettere la neonata Juventus, beneficia particolarmente delle tasse. Sono rimaste fuori, invece, le big del Nord (Torrine, Inter, Milan) e la Roma.

Le condizioni richieste agli atleti sono l’impegno a vivere in Italia per almeno due anni, a vivere all’estero negli ultimi due esercizi finanziari e a versare lo 0,5% della base imponibile sportiva giovanile.

Queste misure incoraggiano il possibile ingresso dei calciatori in un Paese che già due anni fa aveva compiuto un altro gesto: ridurre l’importo massimo delle tasse pagate sui redditi esteri a 100mila euro all’anno per tutti coloro che hanno vissuto fuori dal Paese nove degli ultimi dieci. anni. In Italia. L’esenzione, prevista nei bilanci 2018, è stata ancora più significativa quando Cristiano Ronaldo, che in Spagna ha dovuto concordare con la Procura della Repubblica per quattro reati fiscali, ha firmato con la Juventus nel luglio 2018 e ha iniziato a beneficiarne.

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In Spagna, Javier Tebas ha criticato questa differenza. Il presidente della Liga ha sottolineato che la competizione perderà competitività e ha fatto più volte riferimento alle misure che il governo di Pedro Sanchez ha cercato di rafforzare dopo la mozione di censura contro Mariano Rajoy.

L’aumento dell’Irpef è stato introdotto nei bilanci (concordati tra Swp e Podemos) che non sono andati avanti e hanno portato alle elezioni anticipate, in due punti per chi guadagna più di 130.000 euro e quattro punti per chi guadagna più di 300.000 euro annualmente. A seconda delle tasse nelle regioni autonome, nei casi più elevati le percentuali possono raggiungere rispettivamente il 50 e il 52%.

La Lega spagnola ha stimato l’impatto di questi aumenti fiscali in 80 milioni di euro e sul 75% dei giocatori partecipanti. Questa perdita andrà a scapito dei club, che solitamente negoziano i contratti per i calciatori in importi netti.

Nel mezzo dei nuovi negoziati per formare un governo, il Partito Socialista dei Lavoratori e Podemos hanno mantenuto le procedure previste nei loro programmi. Nel caso della formazione viola si è voluto andare oltre: ampliare il campo di applicazione dell’aumento dell’Irpef, da 130.000 a 100.000, e aumentare al 55% l’imposta sui redditi superiori a 300.000. Si propone inoltre di imporre un’imposta sui patrimoni superiori al milione di euro, partendo dal 2% e aumentando gradualmente. Un percorso completamente diverso da quello intrapreso dall’Italia.

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