Verso il Giubileo con “I Cieli Aperti di El Greco”.

Verso il Giubileo con “I Cieli Aperti di El Greco”.

Si sono ufficialmente aperti i primi eventi dell’Anno Santo. Nella chiesa di Santa Agnese in Agone è stata presentata la mostra sull’artista greco nella capitale. Tre opere dalla Spagna viste per la prima volta in Italia. Monsignor Fisichella: “L’artista riesce ad esprimere il mistero di Dio, e davanti al mistero la prima reazione è il silenzio che contempla”.

Maria Milvia Murciano – Città del Vaticano

Galleria nata nel cuore di Roma. Nel luogo del martirio di una delle prime sante martiri cristiane, tra le più famose e amate: Agnese, nata nel 291 a Roma e morta nel 304, trafitta da una spada, qui, nella cappella a lei dedicata che è detta ‘ en Agone’, perché lungo il lato lungo della corte di Domiziano, c’è la mostra “I cieli aperti” “El Greco in Rome”, il primo degli eventi che accompagneranno il Giubileo 2025.


Cristo portacroce, olio su tela, 101 x 80 cm, 1590 e 1595. Museo Diocesano, El Bonello

p funzionaO per la prima volta in Italia

Si tratta di tre opere del pittore greco, originario di Candia, nell’isola di Creta, Dominicos Theotokopoulos, che poi venne chiamato “El Greco” per i decenni trascorsi in Spagna. Due di queste opere provengono da Toledo: La Sacra Famiglia con Sant’Anna e il Battesimo di Cristo, dell’Hospital de Tavira, e la terza, Cristo che abbraccia la croce, di El Bonello, Museo Parrocchiale. Alla cerimonia hanno partecipato monsignor Paolo Schiavone, parroco della chiesa ospitante, monsignor Reno Fisichella, decano del Dipartimento Missionario, l’ambasciatrice di Spagna presso la Santa Sede María del Carmen de la Peña Corqueira e il ministro della Cultura Miguel Gutor. Presentazione, rappresentata dal Sindaco della capitale rumena, ed infine dal curatore ed autore del catalogo, Sig. Alessio Geretti.

esposizione durante la preparazione

esposizione durante la preparazione

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Le opere sono fissate ad una struttura autoportante – per non danneggiare il marmo della chiesa – di pannelli in fibra e alluminio progettata da Roberto Politani e assemblata da Tocito. In questa scenografia risalta la frase programmatica del progetto “Giubileo della Cultura” perché, come spiega monsignor Fisichella, “Il Giubileo è un’esperienza di fede, ma anche un’esperienza di cultura: in un certo senso il pellegrino, venendo a Roma, diventa anche turista, diventa curioso e cercatore di bellezza”. E all’insegna della bellezza trascorrerà l’Anno Santo, con il desiderio di organizzare altre mostre in luoghi insoliti ma di grande importanza: carceri, ospedali, per portare speranza attraverso il linguaggio universale della bellezza anche alle persone più bisognose. Monsignor Fisichella ha spiegato ai media vaticani le ragioni e gli obiettivi del primo evento giubilare.

Monsignor Fisichella, cosa c’entra questa mostra con l’imminente Anno Santo?

È una mostra che vuole esprimere che il Giubileo è anche una cultura. Il Giubileo è certamente e soprattutto un’esperienza religiosa, ma, come ci ha detto anche Papa Francesco, il Giubileo, oltre al suo valore spirituale, ha anche un valore sociale ed è quindi davvero un’esperienza di preparazione al Signore. Giubileo. Non dimentichiamo, tra l’altro, che le opere esposte sono di un grande artista considerato anche un artista sufi del XVI secolo, quindi eccoci ad un’esperienza culturale, ma anche una profonda esperienza di fede.

Tra gli obiettivi c’è quello di organizzare altri eventi, anche nelle carceri e negli ospedali, e renderli anche gratuiti…

Certamente questo Giubileo vuole portare bellezza e un messaggio di speranza là dove esso è ancora soltanto un augurio. Parte delle opere esposte, quindi, andranno nelle carceri, negli ospedali, nei luoghi dove abbiamo bisogno, attraverso la speranza, di offrire un’espressione di forte consolazione e di capacità di guardare al futuro con coraggio.

Battesimo di Cristo, olio su tela, 330 x 221 cm, Hospital de Tavira, Toledo

Battesimo di Cristo, olio su tela, 330 x 221 cm, Hospital de Tavira, Toledo

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El Greco, “L’uomo toccato da Dio”

Nel corso del suo intervento, monsignor Fisichella ha spiegato che l’origine del nome greco dell’artista, Theotokopoulos, in italiano significa “uomo toccato da Dio”. In questo senso appare emblematica la scelta di El Greco di aprire il ciclo di eventi in occasione del giubileo. Il pittore cretese rappresenta la sintesi tra Oriente e Occidente, e la verticalità delle sue figure ne mostra la trascendenza. El Greco riesce ad esprimere la bellezza di Dio con figure che vanno oltre la rappresentazione estetica. Ha saputo esprimere il mistero di Dio e davanti al mistero la prima reazione è un silenzio contemplativo”. Il governatore aggiunge anche una nota personale: “Ogni volta che vado a trovare il Santo Padre, nel Palazzo Apostolico, lui incontra un piccolo dipinto con il volto di Cristo, opera di El Greco. Da qui il desiderio di mostrare questo artista al mondo intero. In qualche modo El Greco è tornato a Roma, dove si trovava sei anni fa.

Don Alessio Geretti durante il suo intervento

Don Alessio Geretti durante il suo intervento

Al termine della mostra, Don Alessio Geretti accompagna i partecipanti a leggere, in modo spiritoso ed emozionante, le tre opere dell’artista esposte.

Don Alessio, che fortuna porta questo spettacolo a El Greco?

Una scelta come questa è determinata in parte dalla personalità di quell’artista. Si può pensare alla sua personalità anche nel senso umano del termine, perché era un personaggio ingestibile, nella convinzione che sia il forte a doversi adattare agli artisti e non il contrario. la convinzione non gli ha causato alcun problema. Ma oltre a questo spirito libero, la sua personalità estetica e teologica è sempre stata impressionante, generando attraverso il suo pennello un linguaggio senza tempo. Perché quando guardiamo le sue opere della fine del Cinquecento o dell’inizio del Seicento, come queste tre che abbiamo qui, possiamo sentire che stiamo guardando qualcosa di Cézanne per gli sfondi, o di Kirchner per i lunghezza estesa. O Kandinsky per la concezione del colore come evento che genera in noi echi spirituali. Intanto c’è un riassunto di tutto ciò che ha visto in Italia, e a Venezia in particolare, e anche delle sue radici greche di iconoclasta. Un uomo simile, quando dipinge, mette la materia, la luce, il colore e la forma al servizio dell’anima. Consapevolmente, perché dichiarava che l’arte per lui è un momento di rivelazione, non un passatempo dei sensi. Se cominciamo con l’apertura delle porte, che è il gesto classico del prossimo giubileo, mettiamo delle opere d’arte al posto delle porte della chiesa, come se ricordassimo che le opere d’arte sono porte spalancate tra le visibile e invisibile, tra materiale e spirituale. E cominciamo a muoverci anche quando ci fermano, immobilizzandoci nella loro contemplazione ammirata.

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C’entra questa mostra con quella del Palais Royal di Milano che inizia a ottobre, la settimana successiva alla chiusura di quella romana?

È una connessione divina e inaspettata. Abbiamo pensato a dei parallelismi, e poi ci siamo incontrati mentre organizzavamo gli eventi, perché due di queste opere poi andranno alla mostra del Palais Royal. Si tratta infatti di un’anteprima della mostra che Milano proporrà a El Greco a partire da ottobre. Ma sono stati creati parallelamente, forse in direzione celeste.

Sacra Famiglia e Sant'Anna, olio su tela, 106x127,5, 1595, Hospital de Tavira, Toledo

Sacra Famiglia e Sant’Anna, olio su tela, 106×127,5, 1595, Hospital de Tavira, Toledo

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